Schema del modello USA M2A1-7 - Gruppo serbatoio
A - Serbatoi per combustibile; B - Serbatoio per il gas compresso;
C - Valvola di pressione; D - Tubo di racordo;
E - Bocchetta di innesto della lancia
Lancia di emissione del mod. M2A1-7 : A - Testa di emissione; B - Canna;
C - Tubo per combustibile; D - Gruppo valvola; E - Leva di emissione;
F - Impugnatura posteriore; G - Leva di sicurezza;
H - Grilletto; I - Impugnatura anteriore.
Il serbatoio è di 15 litri, la portata oltre 70 metri.
Il principio costruttivo è alquanto semplice: si tratta di proiettare sul nemico, attraverso un tubo, sostanze incendiarie, di solito derivati dal petrolio con flemmatizzanti (addensanti i quali, oltre a rendere il liquido meno scorrevole sul nemico, raddoppiano la portata rispetto al liquido non addensato). La miscela viene incendiata nel momento in cui esce dal tubo, mediante una scintilla o un accenditore pirico.
Accanto a lanciafiamme leggeri, a forma di zaino, con capacità di circa 10 litri di liquido e una portata di 20-30 metri, vennero prodotti lanciafiamme di posizione con grande provvista di liquido e portata fino a 50 metri.
L'impiego tattico era sia difensivo che offensivo, mediante brevi serie di fiammate, particolarmente indicate per distruggere postazioni di tiro, nidi di mitragliatrici, piccole fortificazioni.
Dopo la prima guerra mondiale i lanciafiamme vennero notevolmente migliorati e vennero installati su veicoli; la provvista di liquido raggiunse anche i 500 litri e la portata salì a 120 metri. Il carro sovietico KW porta 570 litri di liquido che gli consentono fin a 57 lanci di fiamme. La pressione necessaria varia ovviamente a seconda del modello; è di circa 25 atmosfere per gli apparecchi portatili e di 150 atmosfere per quelli più grandi.
Il congegno di accensione può essere a scintilla (il che, prima dell'avvento dell'elettronica) implicava la presenza di un generatore di corrente), scarsamente efficiente con liquidi flemmatizzati, oppure congegni di accensione pirica costituita da un tamburo rotante contenente un numero di cariche (bengalotto) sufficiente a garantire l'accensione fino all'esaurimento del liquido.
Attualmente il liquido usato per la loro carica è il napalm. La benzina brucia troppo rapidamente per riuscire a trasferire sufficiente calore al bersaglio; perciò nel 1942 gli scienziati di Harward studiarono come migliorarne gli effetti incendiari e scoprirono che una miscela di sapone a base di polvere di alluminio, naftene e palmitato (acidi naftenici e palmitici, da cui napalm) unito alla benzina, la trasformava in una specie di sciroppo che brucia a circa 1000 gradi, contro i 675 gradi della benzina. Nei lanciafiamme il napalm veniva aggiunto nella misura del 6% (nelle bombe si usa il 12-15%).
Dopo la seconda guerra mondiale è stato sviluppato un tipo di napalm più maneggevole (Napalm B, o NP2) in cui non si usano più i saponi ma polistirolo e benzene (46 parti polistirolo, 33 parti di benzina e 21 parti di benzene). Questo napalm (che non contiene più napalm!) richiede inneschi speciali ad alta temperatura (alla termìte).
ALLA PROSSIMA.....